L’organizzazione personale batte la pandemia

Oggi vorrei lanciare una piccola provocazione ponendovi questa domanda: cosa vi ha insegnato la pandemia sulla vostra organizzazione?

Personalmente, la mia risposta è: niente!

Io credo fermamente che la pandemia non abbia insegnato nulla a noi professional organizer perché uno stile di vita organizzato riesce a reggere l’urto di fronte a tutto: una buona organizzazione tiene conto dell’imprevisto, integra le novità, evolve con noi.

Un esempio su tutti che può chiarire il mio punto di vista è il fiorire di infografiche con liste di cose da fare o suggerimenti di cose da verificare prima di uscire di casa: soldi, documenti, chiavi… mascherina, gel igienizzante e autocertificazione per gli spostamenti.

Ogni professional organizer ha una lista come questa, fisica oppure digitale, per sé e per i propri clienti: quello che abbiamo fatto tutti, oggi, è stato semplicemente aggiornarla con le nuove necessità che la situazione attuale impone.

E quindi vi invito a questa riflessione: la pandemia non ha cambiato la nostra organizzazione ma l’ha fatta evolvere, l’ha rafforzata e io trovo che questo sia un messaggio forte sia per il futuro della nostra professione che per i nostri clienti.

Le mie to do list a volte si sono sicuramente allungate, ne ho aggiunte di nuove, ma la sostanza del mio approccio non è cambiata: attraverso la consapevolezza delle mie necessità, arrivo sempre a definire nuove strategie e a raggiungere i miei obiettivi.

Nuove to do list oppure to do list nuove

E quindi permettetemi di continuare con le provocazioni: nell’ultimo anno e mezzo avete scritto delle nuove to do list?

La risposta da parte mia è: certo, naturalmente!

Le to do list sono uno strumento vivo e in continua evoluzione: contengono cose da fare ma anche nuovi progetti, sia lavorativi che personali e possono essere un supporto pratico ma anche emotivo.

Accanto alla mia lista dei progetti di lavoro, ho la mia lista dei film da vedere, libri da leggere, luoghi da visitare, viaggi da fare: ogni cosa ha la sua priorità in termini di tempo, ma non di certo in termini di importanza ai miei occhi.

Cerco di non dimenticarmi mai che l’impegno nel mio lavoro non ha unicamente lo scopo di permettermi di mantenere me e i miei figli, ma anche quello di poter godere appieno del mio tempo libero facendo le cose che mi piacciono, che mi rigenerano e mi danno la giusta carica per andare avanti.

E chi di noi nell’ultimo anno e mezzo non ha fatto una lista di “cose da fare alla fine del lockdown”? Una lista di persone da rivedere e luoghi da visitare, magari, ma anche una lista che ci può aiutare a tenere sotto controllo ansia ed emotività perché ci permette di focalizzarci su piccoli obiettivi pratici ma che possono avere un forte impatto in termini di benessere personale.

Le to do list sono il mio salvagente

La mia ultima domanda è quindi: l’organizzazione ti salva sempre?

La mia risposta, quanto mai provocatoria, è: no!

Io credo che l’enorme impatto emotivo che la pandemia ha avuto su di noi ci abbia dimostrato che davanti agli imprevisti c’è sempre un margine di incertezza, cose che non possiamo controllare e che malgrado tutti i nostri sforzi, usciranno dal nostro controllo.

Però.

Naturalmente c’è un però, perché il mio ragionamento vuole concludersi con un pizzico di ottimismo e una riflessione positiva in merito alla nostra professione e al futuro che ci aspetta.

Uno stile di vita organizzato, una casa funzionale, un’agenda che sa tener conto di tutto, sono tutte cose che hanno un reale e misurabile impatto sulla nostra vita e su quella dei nostri clienti: è innegabile.

Ma oggi come oggi, in cima alle strategie di organizzazione che più di tutte mi hanno aiutato, restano le to do list. Nei momenti di pesantezza e confusione che hanno caratterizzato inevitabilmente le giornate di chiunque di noi nei mesi scorsi, il fermarmi e riflettere su cosa fare, sul come farlo, sono stati per me un grande aiuto.

Le mie to do list sono per me, oggi più che mai, un salvagente: anche nei momenti di maggiore caos, è un sollievo sapere di avere una mappa che può aiutarmi a gestire il tempo ma soprattutto le risorse mentali ed emotive.

E qui vorrei chiudere il cerchio del mio ragionamento: l’aver sperimentato su me stessa tutto questo, oggi mi rende più determinata ma anche più credibile agli occhi dei miei clienti.

Parlare di emozioni e di stati d’animo con i nostri clienti è fondamentale per guidarli verso quei piccoli cambiamenti nelle loro abitudini che sono alla base della buona riuscita del nostro lavoro.

Oggi quello che mi guida nel mio lavoro è la consapevolezza che, anche nei momenti più complicati che ho passato durante la Pandemia, ho potuto sempre contare sulle mie capacità organizzative.

Come ogni professional organizer sa bene, chi sceglie questo lavoro ha spesso una predisposizione naturale all’organizzazione, ma questo non è sufficiente: è necessaria una formazione continua, la voglia di mettersi sempre in discussione, ma soprattutto la coerenza e la totale adesione a uno stile di vita organizzato.

 

 

Paola Arrighi

www.fareordine.it

 

 

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