In punta di piedi: il P.O. e la disorganizzazione cronica

Dopo 5 anni dal trasloco ho ancora una soffitta piena zeppa di scatole da aprire e una stanza degli hobby dove per entrare devo scavalcare tutto quello che ho a terra. Per questo motivo, quando entro e vedo il caos, mi demoralizzo e torno indietro, non facendo più nulla e la mia mente e anche lo spirito ne risentono. Ho provato diverse volte a organizzare il sottoscala, lo spazio vicino alla lavatrice, il mio cassetto della biancheria ma senza risultato”.

Quelle sopra riportate sono alcune frasi che un Professional Organizer, specializzato in disorganizzazione cronica, legge quando riceve un’ e-mail da una persona con problemi di questo tipo.

L’ e-mail permette di mantenere la necessaria distanza che in un primo approccio è fondamentale per chi cerca aiuto in questo campo, perché la richiesta di aiuto nasconde spesso il senso di vergogna e la paura di chi scrive.

Quando si riceve una richiesta da una persona con problemi di disorganizzazione cronica, non si può entrare nella sua vita a gamba tesa, proporre un pacchetto di ore di lavoro ed aspettare una risposta: è fondamentale entrare in punta di piedi.

Cosa fa un professional organizer esperto in disorganizzazione cronica?

Il professional organizer che riceve una richiesta da una persona con problemi di disorganizzazione cronica per prima cosa ascolta con empatia e sensibilità e solo in un momento successivo propone soluzioni e tecniche. Anche se non siamo medici o psicologi è fondamentale per noi P.O. entrare in empatia con la persona che ci contatta.

Approcciare un cliente disorganizzato richiede una grande sensibilità, necessaria per entrare in punta di piedi in casa del nostro cliente, quella casa che – come si legge nella citazione iniziale – è causa di sofferenza e frustrazione, di vergogna e ansia.

Il P.O. non esprime un giudizio ma con positività aiuta il cliente a guardare con i propri occhi il proprio problema.

Prima di effettuare l’intervento il professionista ha di solito ha bisogno di vedere qualche foto o fare un sopralluogo, pur sapendo che questo può causare grande imbarazzo alla persona disorganizzata. Queste due azioni ritengo siano fondamentali e rappresentano una prima vittoria nel combattere la disorganizzazione e l’aver chiesto aiuto può essere considerato l’inizio di un processo di cambiamento.

Come si lavora in questo ambito?

Il lavoro è sempre per piccoli passi: ciò per non appesantire ulteriormente la persona, mantenendo fermezza e decisione con l’obiettivo condiviso di migliorare la condizione della casa e liberarla dall’ingombro. Il professional organizer stipula quasi un “contratto” di intenti. Infatti supporta, segue, indirizza, aiuta a prendere decisioni (non le prende direttamente e arbitrariamente), allena, sorride e aiuta a sorridere. Il cliente si sente così più motivato, non perde il ritmo, riesce a concentrarsi meglio e decidere con coraggio e tenacia.

La disorganizzazione cronica non è una patologia, ma una situazione di grande disagio che non è riferita solo all’ambito domestico. Si può essere disorganizzati anche nella quotidianità se si ha difficoltà a prendere decisioni e a organizzarsi, incapacità di darsi priorità, fatica a gestire impegni e responsabilità. Ci si trova davanti a persone con mille interessi gestiti male e mai fino in fondo, con ritardi sul lavoro e agli appuntamenti che possono persino comportare la perdita di progetti importanti.

L’occasione per migliorare la propria condizione è reale e ci sono enormi margini di successo. Il ruolo del P.O. è far capire al cliente che non c’è nulla di perduto, ma che tutto si può trasformare. Anche le emozioni negative possono essere gestite e trasformarsi in emozioni positive; infatti già dopo una giornata di lavoro con un professionista dell’organizzazione si possono vedere risultati strabilianti.

Il professional organizer esperto di disorganizzazione cronica fornisce consulenze professionali e non effettua diagnosi (in quanto non è un medico) ma in particolari situazioni, può consigliare l’aiuto di un terapista perché la terapia comportamentale può essere di grande supporto per elaborare attaccamenti e separazioni da oggetti o ricordi.

Il disturbo da accumulo

La vita è un fiume di opportunità. Se non afferro tutto ciò che è interessante, perderò quell’occasione. Le cose mi passeranno a fianco. Le mie cianfrusaglie sono come un fiume. Scorrono dentro casa mia e io provo a trattenerle dal defluirne fuori. Voglio trattenerle abbastanza a lungo da poterle sfruttare” (tratto dal libro “Tengo tutto” di Randy O. Frost e Gail Steketee).

Quando il P.O. entra in contatto con un cliente affetto una patologia chiamata Disturbo da accumulo, della quale si sente sempre più parlare nelle cronache, la situazione risulta essere ben diversa.

Difficilmente la persona affetta da questa patologia chiederà aiuto a un Professional Organizer. Solitamente sono parenti o amici che, preoccupati, cercano aiuto.

Il P.O. non può lavorare senza il consenso del cliente accumulatore, può solo supervisionare e dare supporto alla famiglia, prodigandosi perché venga seguito da medici specialisti o dalle ASL locali e facendo in modo che la casa sia messa in sicurezza da eventuali problemi ad impianti elettrici, strutturali, fognari.

Se vi fosse una minima possibilità di entrare in punta di piedi nella casa di un accumulatore, si parte sempre da tre stanze che sono fondamentali per il benessere e la cura: la cucina, per far si che il cliente possa cucinare e non mangiare cibi in scatola o pronti, il bagno per l’igiene personale e la camera da letto, per tornare a riposare in un luogo adeguato.

Apoi ha firmato nell’aprile 2018 un Protocollo di collaborazione con il Comune di Bologna per svolgere azioni di sensibilizzazione che contribuiscano a far conoscere il problema e, ancora più importante, a promuovere consapevolezza e fare prevenzione in materia di disorganizzazione cronica e accumulo.

Per approfondimenti su cosa sia questa patologia, vi rimando al sito www.disposofobia.org e alla pagina del sito APOI https://www.apoi.it/il-po/disorganizzazione-cronica-e-disturbo-da-accumulo/

Lorenza Accardo

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