IL PROFESSIONAL ORGANIZING IN AMBITO SANITARIO

Quattro domande a una P.O. specializzata in “ambito sanitario”

 

Ciao Francesca, cosa si intende per “P.O. specializzata in ambito sanitario”?

Come P.O. aiuto le persone ad allenare le abilità organizzative e a semplificare la propria vita in modo da renderla il più piacevole possibile e adeguata ai loro obiettivi e desideri. Essere specializzati in ambito sanitario vuole dire occuparsi di clienti che stanno attraversando una malattia acuta o si devono abituare a convivere con una patologia cronica, situazioni entrambe piuttosto destabilizzanti che stravolgono le abitudini e le routine spesso non solo della persona coinvolta ma anche della sua famiglia e del suo entourage. Una buona organizzazione è tanto più necessaria quando i problemi e le difficoltà da affrontare aumentano.

 

I tuoi clienti stanno quindi attraversando momenti di grande cambiamento?

Esattamente! I cambiamenti possono essere desiderati, un trasloco, un matrimonio, o subiti, piacevoli o non desiderabili. La persona che mi contatta si trova, spesso in modo repentino, a veder stravolta la propria vita e a dover riorganizzare la famiglia, la casa, il lavoro oltre che a dover intraprendere un inatteso, e il più delle volte lungo, percorso ricco di incognite. I metodi organizzativi ci aiutano a sviluppare la nostra abilità di esseri antifragili, cioè a modificare, in base alle circostanze, le nostre abitudini per reagire nel modo più efficiente. Mi piace ricordare la similitudine di una persona travolta da un’onda imponente: se rimane ferma probabilmente affoga, se è in grado di galleggiare per un poco sopravvive ma l’onda la trascinerà, se in grado di nuotare ha buone probabilità di potersi dirigere verso un porto sicuro. L’organizzazione è il saper nuotare e il salvagente che sostiene nel momento della difficoltà.

 

Raccontaci come hai iniziato a interessarti di questo ambito specifico?

In varie occasioni avevo intuito che anche le migliori strutture di cura si limitano il più delle volte a prescrizioni prettamente sanitarie, che tendono a non considerare che il soggetto, oltre che un caso clinico da curare, è anche una persona con timori, necessità pratiche e una vita esterna all’ospedale. Qualche anno fa un’amica, presidente di un’associazione che sostiene donne operate per carcinoma mammario, mi ha confermato che loro assistite erano alla ricerca di aiuto per organizzare questa nuova complessa fase della loro esistenza. La consulenza organizzativa è veramente una forza in più per i pazienti oncologici (come ho scritto nel titolo della guida che abbiamo pubblicato) e permette di liberarsi da inutili preoccupazioni pratiche permettendo di concentrare tutte le energie disponibili sul percorso di cura.

 

Quali sono i punti critici di un cliente di questo tipo?

Già il solo apprendere la diagnosi, il rendersi conto di essere affetti da certe patologie crea una situazione di forte stress per la maggior parte delle persone. A questo si aggiunge una lunga sequenza di visite, esami anche invasivi e dolorosi, incertezza sul futuro… Le neuroscienze ci spiegano che la produzione prolungata di ormoni dello stress danneggiano le nostre abilità cognitive e in particolare la memoria e la capacità di controllare l’emotività e di prendere decisioni. Ecco allora che si deve supportare il cliente in questi ambiti cercando di rimuovere le cause dello stress o di mitigarle e di predisporre prassi che ne limitino i danni e la possibilità di sbagliare. Per esempio per evitare la preoccupazione di non avere a disposizione tutti i documenti necessari si interverrà con sistemi di archiviazione efficienti. Se il nodo, invece, è esser certi di fare le medicazioni in modo corretto si instaureranno delle prassi ispirandosi magari ai diagrammi di Gant. La certezza di aver fatto tutto quanto si doveva e al meglio è fonte di grande sicurezza e tranquillità, è quello che serve alle persone nel momento della malattia.

 

Quali pensi possano essere gli sviluppi della professione in questo ambito?

L’aiuto del professional organizer è in grado di migliorare sensibilmente la qualità di vita del cliente, a mio parere si inserisce perfettamente nel prendersi cura del malato. Certo è ancora ampio il gruppo di persone che non sa di potersi rivolgersi a noi e quindi dobbiamo farla conoscere. Nel mio libro dei sogni ogni ospedale dovrebbe avere il consulente di organizzazione per predisporre linee guida e materiali che vengano consegnati al paziente al primo contatto oltre alle indicazioni prettamente mediche. I pazienti organizzati sono pazienti molto più sereni, collaborativi che commettono meno errori e si attengono con maggior scrupolo alle istruzioni terapeutiche, insomma ci guadagnerebbero tutti: pazienti e istituti di cura.

 

Francesca Procopio

Socia Senior n209

 

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