Il mitico Nokia 3310, il vento, e i Professional Organizer.

Faccio subito outing: possiedo un meraviglioso Samsung Galaxy S7 e lo rivendico con orgoglio. Non ho ceduto all’Edge né alla versione pink solo per non ammettere di essere diventata anch’io un po’ “bauscia” da quando vivo a Milano (radici genovesi mi impongono un certo low profile).

Eppure non ho mai voluto abbandonare il mio Nokia 6510. E’ piccolo, leggero, maneggevole e la sua batteria dura quasi una settimana. Estremamente facile da usare (sì lo ammetto, anche in macchina) fa quello che deve fare, ovvero telefona (schiacciando i suoi meravigliosi tastini in rilievo) e manda sms. No whatsapp, no navigazione on line, no app, no foto.

Spesso li osservo (anche se non li devo usare intendo). Li fisso proprio, con interesse, a volte a lungo. Sono affascinata. Non ho la minima idea di come funzionino e di come diavolo facciano a fare tutto quello che fanno. Sono diversi e li amo entrambi. Uno per la sua potenza e l’altro per la sua essenzialità.

Come Professional Organizer la semplificazione sarebbe d’obbligo. Dovrei rinunciare a uno dei due, probabilmente al mio vecchio scatolino, ringraziandolo, salutandolo e eliminandolo, come suggerisce la Kondo nel “Magico potere del riordino”.

Sì. Seeeeembra facile: io che non ho quasi mai difficoltà ad eliminare, in questo caso non ci riesco. In una mano stringo il futuro, ma nell’altra tengo ben saldo anche il passato (e penso con grande nostalgia all’età dell’oro in cui i cellulari non esistevano).

Leggo in questi giorni che rimetteranno in commercio il mitico Nokia 3310 e penso che non sono l’unica, allora, a subire questa fascinazione, ci deve essere una bella fetta di mercato che apprezza questo oggetto un po’ retrò. Chi se ne è disfatto gli anni scorsi può ritornare sui suoi passi e acquistarne la versione aggiornata, come con la nuova 500. Chi invece si sente sopraffatto dai nuovi smartphone può mettersi a dieta col vecchio telefonino come con la parmigiana fatta con le melanzane grigliate (meno è meglio, dicono).

Mi sembra una bella notizia, e mi sento pericolosamente vicino ai mugugnoni del “stavamo meglio quando stavamo peggio”. I nostalgici, i passatisti, i pauperisti. Cioè. Va bene il progresso, va bene l’innovazione, va bene l’informazione. Va bene rottamare, va bene la velocità, il dinamismo e anche il futurismo ma non è che ultimamente abbiamo un po’ esagerato? (vedi i dati sugli psicofarmaci venduti in farmacia)

Non che io abbia risposte sull’evoluzione e sul progresso, ma sento il vento nuovo che dice basta con tutte queste mail, con tutti questi messaggi, tutti questi tweet (hanno persino sbagliato la consegna delle buste agli Oscar per un tweet!) , basta con la vita online , con gli armadi che scoppiano, con l’infobesity che genera troppe opinioni e e poche idee e, insomma, basta con il troppo di tutto.

E’ da un po’ che soffia questo vento , che si sente parlare di downshifting, di less is more, di slowfood, di flipcass (non c’è niente da fare gli inglesi sono più sintetici e lo dicono meglio) e vedo che il vento continua a soffiare, non si smorza, anzi si fa più deciso e come professional organizer amo questo vento e vorrei che chi lo ama possa avvalersi del nostro aiuto, professionisti che tentano tutti i giorni di coniugare la qualità alle esigenze di una vita sempre più complicata, cercando di eliminare il superfluo che ingombra e che appesantisce, trovando soluzioni organizzative adatte a ciascuno e insegnando l’organizzazione ai bambini non facendone dei robot, ma dando una struttura solida che possa fare spazio alla creatività.

Lavorare per sottrazione (come insegnano i grandi artisti), eliminando la quantità e dando spazio e tempo alla qualità e alla semplicità è un ‘impresa ardua che implica pensiero, progettazione, pianificazione e visione. Un lavoro che può essere fatto a tutti i livelli, ma che fatto dal basso può generare risultatati stupefacenti. E per questo che auguro a questa professione che ho abbracciato con entusiasmo un futuro radioso. In Italia ne abbiamo un grande bisogno.

Torno al relax della contemplazione dei miei cellulari, simboli inconsapevoli di questo vento.

Anna Fais
www.organizzatessen.it

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