Disordine o accumulo?

Disordine, disorganizzazione cronica o disturbo da accumulo, ecco le differenze.

 

Quando in una casa ci sono tanti, troppi oggetti si tende spesso a usare il termine accumulo e la persona che ci vive diventa automaticamente un’accumulatrice.

Se questa generalizzazione può servire per dare un’idea della gravità della situazione, non è altrettanto utile per dare una definizione corretta e spesso può confondere le idee.

I casi di accumulo, infatti, sono episodi ben circoscritti, che devono essere diagnosticati da personale qualificato.

Vediamo ora nel dettaglio le varie definizioni e il loro significato.

 

Disordine

Tenere la propria casa sempre perfettamente in ordine non è una cosa semplice e, per molti di noi, è un obiettivo che viene raggiunto solo in rari casi.

Chi lavora fuori dalle mura domestiche tutta la settimana, spesso si ritrova il sabato e la domenica a sistemare tutto e può capitare che ci sia del disordine al quale non si riesce a far fronte per un po’ di tempo.

Forse non è la situazione che tutti noi sogniamo, ma è sicuramente molto più frequente di quanto possiamo immaginare.

Diciamo che il disordine è un po’ fisiologico e che funziona in maniera ciclica: si crea confusione e poi si sistema tutto, poi si crea di nuovo e così via.

In questo caso, quando ci rendiamo conto che il disordine sta aumentando, spesso è sufficiente prendersi un po’ di tempo per riportare tutto alla normalità in maniera veloce e senza grandi sforzi.

 

Disorganizzazione cronica

Ci sono casi, però, in cui questa confusione non si riesce più a sistemare e si passa a un livello più significativo: la disorganizzazione cronica.

La caratteristica principale di questa condizione è data proprio dal fatto che perdura nel tempo, non si riesce mai a riportare il disordine alla normalità iniziale, ma se ne aggiunge di nuovo.

Non esiste un vero e proprio periodo di rifermento, ma si può parlare di questo fenomeno quando la disorganizzazione perdura per almeno 4-5 anni.

Essere una persona disorganizzata cronica non significa avere una patologia, ma una difficoltà a portare a termine i propri progetti, e tra questi, anche quello di riordinare la casa.

Spesso chi si trova in questa situazione tende anche ad acquisire molte più cose di quelle che effettivamente servono, e poi fatica a liberarsene.

Tutto ciò non fa altro aumentare la gravità della sua condizione, fino al punto di non avere superfici libere in casa.

Questo atteggiamento si riflette anche su molti altri aspetti della vita quotidiana: arrivare tardi agli appuntamenti o addirittura dimenticarsene sono avvenimenti frequenti.

Episodi come questo appesantiscono la sensazione di confusione che caratterizza chi soffre di disturbo di accumulo e che emergono evidenti sia nella gestione della casa che nella gestione del tempo.

La nostra figura professionale può aiutare queste persone nella riorganizzazione degli spazi e del tempo, i P.O. che scelgono questo ambito di lavoro si sono specializzati approfondendo tecniche e metodi specifici per queste situazioni.

 

Disturbo da accumulo

La disposofobia, un altro termine con cui viene definito il disturbo da accumulo, a differenza delle situazioni precedenti, è una vera e propria patologia.

Per definire una persona un’accumulatrice è infatti necessaria una diagnosi specifica rilasciata da personale medico qualificato.

In questo caso la persona non è in grado di liberarsi quasi di nulla, indipendentemente che sia utile o meno, funzionante o meno, che piaccia o meno.

Proprio per questo, un percorso di riorganizzazione con una persona che soffre di disturbo da accumulo richiede l’intervento sia di personale medico che di un Professional Organizer specializzato in materia.

Questa patologia è molto più diffusa di quanto si possa pensare. Si stima, infatti, che ne soffra tra il 3 e il 6% della popolazione mondiale.

È un fenomeno che potremmo definire occulto, proprio perché è richiuso tra le mura di casa.

Quando ne sentiamo parlare ai telegiornali o in televisione, generalmente si tratta di casi estremi, in cui si verificano incidenti, ad esempio incendi, o vengono fatte le segnalazioni dai vicini di casa che non sopportano l’accumulo di oggetti su balconi, pianerottoli e via dicendo o, peggio ancora, a causa del cattivo odore che proviene dalle case degli accumulatori, che frequentemente conservano anche immondizia o cibi scaduti.

I P.O. specializzati in disorganizzazione cronica e disturbo da accumulo, possono essere di supporto in tutti e tre i casi individuando, in prima battuta, in quale delle diverse condizioni la persona si trova. Questo avviene grazie all’utilizzo di strumenti precisi come le scale di valutazione e solo successivamente verranno definiti i passi da intraprendere.

APOI offre regolarmente webinar di aggiornamento proprio in questa materia, per garantire ai suoi associati e alle sue associate un’informazione completa e adeguata su un tema così delicato come il disturbo da accumulo.

 

 

Sabrina Crippa

 

 

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