Intervista a Irene Novello

Co-fondatrice e vice presidente dal 2013. Responsabile del progetto “Disorganizzazione Cronica”

 

Una breve presentazione personale

Se guardo indietro penso di essere da sempre una PO. Sono sempre stata naturalmente organizzata: avevo una vera e propria collezione di Barbie (più di 40) che tenevo in ordine con tutte le diverse decine di accessori fino a quando è nato mio fratello che le usava come prede dei suoi vari mostri e che nascondeva nei vasi del terrazzo di casa, simulando tempeste e uragani con la manichetta dell’acqua prima, e che poi regalava alle sue compagne di scuola per fare bella figura poi (niente panico: mio fratello è diventato grande, sta bene e abbiamo un bel rapporto). L’organizzazione mi ha supportato nella gestione di scuola/allenamenti per diversi anni, e per preservare i momenti di svago soprattutto durante le vacanze estive. Quando, molti anni dopo, ho scoperto che esistevano i Professional organizer, beh, riconoscersi è stato naturale quanto inevitabile.

 

La tua storia in APOI

Ricordo molto bene la prima telefonata (anzi Skype®) che ho fatto con Sabrina Toscani nel maggio del 2013. Ci eravamo scambiate un paio di mail e avevamo fissato una chiamata anche per vederci. In realtà il video non aveva funzionato ma abbiamo comunque “delirato” per più di due ore tracciando il futuro della professione in Italia e (chi ci conosce sa che siamo un po’ megalomani) anche nel mondo. A luglio sono andata a Ravenna e ci siamo viste, lei aveva già conosciuto Silva Bucci e Chiara Battaglioni e a ottobre è nata APOI.

 

Cosa ti ha spinto ad assumere l’attuale incarico

Nelle primissime ricerche che ho iniziato a fare nel 2010, cercando informazioni sulla professione, ho analizzato in lungo e in largo il sito della NAPO (l’associazione americana), e dei suoi associati, per capire di che cosa parlavano sui loro siti, sui loro blog, che formazione avevano fatto… Di link in link sono atterrata sui due fratelli Collyer – Homer e Langley – e sulla loro storia. È stato amore a prima vista. Da lì ho scoperto l’esistenza del disturbo da accumulo e della specializzazione per i Professional organizer. Dopo qualche anno mi sono iscritta all’Institute for Challenging Disorganization e da allora studio questo ambito e quello ancor più vasto della disorganizzazione cronica.

Osservando la realtà italiana, era evidente il divario di conoscenza e di informazione sull’argomento rispetto a paesi come gli Stati Uniti, l’Inghilterra, l’Australia…e ho pensato che fosse importante portare questi temi in Associazione per iniziare un percorso di divulgazione.

 

Cosa comporta tale ruolo?

Il progetto nasce ufficialmente nel 2018, quando prendo parte – a nome di APOI – al primo tavolo creato da un’amministrazione pubblica per provare a gestire i casi di accumulo in modo coordinato tra i vari soggetti che vengono solitamente coinvolti. Firmo quindi il primo protocollo “per la realizzazione di azioni di sensibilizzazione e prevenzione del disturbo da accumulo” con il Comune di Bologna. Per tutta la durata dell’intesa, ho organizzato con due associati di quel periodo (Lorenza Accardo e Alessandro Cavallin) e in accordo con l’ufficio welfare, diversi incontri aperti alla cittadinanza per parlare del disturbo e delle sue varie sfaccettature.

Negli anni successivi il gruppo si è ampliato fino ad arrivare alla composizione odierna, di cui fanno parte Alessandra Janousek, Francesca Procopio, Ingrid Benincasa, Marina Antoci, Rosa Farina, Sabrina Crippa, Sara Benazzo e Sara Bettella. Gli anni della pandemia hanno purtroppo bloccato gli eventi in presenza, e abbiamo quindi ripiegato su un gruppo privato Facebook – rivolto a disorganizzati – dove abbiamo tra il 2021 e il 2022 creato un calendario di dirette, creazione di contenuti e challenge per aiutare e informare i nostri cari disorganizzati.

Per quest’anno abbiamo sospeso questa attività, per tornare al progetto di divulgazione live a cui stiamo lavorando.

 

Cosa ti aspetti o auguri per il futuro dell’associazione?

Ovviamente che APOI cresca come numero di associati, diventando “indispensabile” a tutte le persone che lavorano come Professional organizer, per consolidare una presenza di qualità sul mercato.

Rispetto al progetto “Disorganizzazione Cronica”, ho l’obiettivo di far diventare il 10 ottobre – che già è la giornata mondiale della salute mentale – una ricorrenza che viene celebrata anche in Associazione. Il nostro gruppo sta lavorando ad un progetto che presenteremo al Consiglio Direttivo quanto prima.

 

C’è qualcosa che vuoi comunicare ai membri dell’associazione?

Per tutti gli interessati a questi temi, non esitate a contattare me o le altre associate. Trattare questi ambiti richiede studio e conoscenza e la disorganizzazione è un tema trasversale, che non riguarda solo chi si occupa di domestico.

 

Cosa vorresti invece dire a chi desidera associarsi?

A chi desidera entrare in APOI dico che associandosi farà la scelta giusta, che troverà persone appassionate, colleghi molto preparati con cui confrontarsi.

A chi invece non ci ha mai pensato ho una domanda: andreste come utente da un medico che non è iscritto all’albo?

 

Irene Novello

irenenovello.com

 

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